Come e dove lavorare in smart working durante la pandemia? Alcuni consigli per affrontare al meglio il lavoro da remoto
Ritrovarsi a lavorare in smart working durante la pandemia da Covid-19 è stata una novità per molti e non per tutti una conseguenza positiva. La diffusione capillare dello smart working in Italia è sicuramente merito (se così si può dire) della pandemia e i dati, che lo descrivono come un fenomeno in continua crescita, lo confermano. Ma lavorare in smart working è una pratica che esiste da molto tempo e che in Europa e oltreoceano aveva già preso piede da tempo, soprattutto tra coloro che lavorano con il digitale (i cosiddetti digital nomad).
Cosa serve per lavorare bene in smart working?
Essenzialmente chi lavora in smart working ha bisogno di 3 cose e nessuna di queste è poi così difficile da ottenere: un pc, una buona connessione a Internet e ottime capacità di organizzazione. Per le prime due basta (si fa per dire) pagare; per la seconda, se non le si possiede in maniera innata, basta cercare qualche guida, leggere e fare pratica.
Questi 3 sono proprio gli essenziali, ma come in tutte le cose la realtà è un po’ più complessa: puoi essere la persona più organizzata del mondo con il migliore pc e rete wi-fi, ma se intorno a te hai uno spazio di lavoro poco accogliente, angusto, rumoroso, pieno di distrazioni e continue interruzioni, lavorare in smart working, soprattutto durante la pandemia, non sarà che un incubo.
In questo caso, se ne hai la possibilità, la cosa migliore da fare è affittare uno spazio in un coworking in cui poterti concentrare e utilizzare tutti gli strumenti dati in dotazione (cuffie, pc, wi-fi, tavolette grafiche, monitor) per lavorare in maniera efficiente e produttiva per tutto il tempo che ti serve.
Dove lavorare in smart working?
Per molti italiani lo smart working sta diventando anche un motivo per visitare nuovi luoghi e fare nuove esperienze. Sono sempre di più infatti coloro che scelgono mete straniere per lavorare da remoto, restrizioni permettendo. Una delle più gettonate sono le Canarie, offrendo un clima mite e caldo ed essendo abbastanza vicine all’Italia da essere raggiunte senza problemi.
Ma già prima del Covid-19 l’arcipelago spagnolo rientrava tra le mete preferite da digital nomad e non, contando una comunità di italiani di circa 61.000 residenti. Le Canarie infatti non sono solo una bellissima meta turistica per divertirsi e fare attività all’aperto, ma vantano di un costo della vita più che sostenibile e di un’ottima connessione a Internet, grazie anche al programma “Hotel Network” che offre ai nomadi digitali un ottimo servizio wi-fi.
Mete per lo smart working in Italia
Ma anche in Italia le isole da visitare e in cui poter lavorare in smart working nell’era del Covid-19, godendo del buon clima, del buon cibo e del bel mare non mancano: c’è solo l’imbarazzo della scelta. In Sicilia gli spazi di coworking sono tanti, ma è a Palermo che è nato il primo coliving e ne siamo molto orgogliosi. Il nostro coliving in BeetCommunity è il primo spazio in Sicilia che offre la possibilità a professionisti e viaggiatori di soggiornare a Palermo coinciliando le proprie esigenze lavorative con il proprio tempo libero. Il nostro coliving è dotato di deliziose stanze dai tetti affrescati e bagno in camera, cucina abitabile in condivisione e libero accesso allo spazio coworking per lavorare e condividere idee, esperienze e consigli con gli altri ospiti.
Scegliere di lavorare in smart working in Sicilia per un italiano è sicuramente più facile meno rischioso rispetto a scegliere di andare all’estero in periodo di pandemia ed è proprio quello che già molti hanno scelto di fare, dando seguito al movimento South Working.
About The Author: Giulia Palmeri
Ciao, sono Giulia, un’instancabile sportiva sempre davanti ai fornelli. Uh?
Sì, la mia giornata è fatta di tanto sport e cucina (preferibilmente con ingredienti bio e a km 0, ma questa è un’altra storia).
Ma poi, tra una nuotata, una lasagna al pesto di pistacchio e una sessione di Yoga, mi diletto anche a fare la markettara. Già, perché a me no che non mi riscopra Federica Pellegrini o Cristina Bowerman, con lo sport e la cucina amatoriale non ci si pagano le bollette.
Nel mio tempo libero infatti ho anche studiato e nel giro di qualche anno sono diventata una Digital Marketing Specialist. In sostanza pianifico strategie, scrivo contenuti e gestisco budget per attività di marketing online, con la stessa attenzione maniacale ai dettagli che ha un sarto quando cuce un vestito.
Non amo prendermi troppo sul serio, però in quello che faccio cerco di dare il meglio di me, tenendomi aggiornata per imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Sono socievole, solare e amo il lavoro di squadra, ma se becco qualcuno a sbagliare una regola di grammatica non possiamo essere amici.
Come definirmi allora? Be’, con una reinterpretazione personale delle famose 4 P (il buon Porter mi scuserà): preparata, puntigliosa, pragmatica e palermitana.
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