Remote working: come essere un buon leader?

 

Leader, manager o coach? Nel remote working queste figure devono combaciare per gestire efficacemente un team di lavoro a distanza

Gestire un team di lavoro a distanza? “Sembrava un’impresa impossibile, ma ce l’abbiamo fatta” (cit). Beh, non proprio tutti: c’è chi ancora ha qualche difficoltà a capire come adattare il proprio ruolo di manager a questa nuova modalità lavorativa. La verità è che per gestire un team di lavoro a distanza bisogna essere dei bravi leader, di quelli però che non si limitano a dare una direzione, ma che riescono a prendersi cura della squadra sotto diversi aspetti, non solo quello prettamente professionale.

Tutto iniziò…

Ormai è noto: la pandemia travolto e sconvolto non soltanto i sistemi sanitari mondiali ma anche quelli economici. Misure d’emergenza, sussidi, sostegni, una campagna vaccinale mondiale che non si vedeva dai primi del ‘900. Tutto è cambiato e tutti ci siamo dovuti adattare. Anche il settore lavorativo, come tutti gli altri, è stato coinvolto da questo turbinio di mutamenti e ne è uscito (si fa per dire) abbastanza destabilizzato.

Tanto le aziende quanto i lavoratori, tanto i manager quanto i collaboratori, hanno dovuto reinventare il proprio modo di lavorare e approcciarsi alla quotidianità lavorativa. L’aspetto relazionale è quello che sicuramente ha subito il colpo più duro vedendo completamente annullata la possibilità di una relazione fisica e istantanea tra colleghi, capi, direttori, collaboratori, ecc.
In un momento di trasformazione, di incertezza e di difficoltà c’è bisogno di tirare fuori il meglio delle proprie possibilità e mettere a frutto le proprie potenzialità per riuscire a vivere e lavorare nelle condizioni migliori possibili. Tutto è più complicato adesso, raggiungere gli obiettivi, gestire la produttività, l’accesso alle risorse, il mantenimento delle relazioni; o almeno così è per chi non era preparato a tuffarsi improvvisamente nel fantastico mondo del remote working.

Cambio di stile: il caring

In questo contesto essere dei veri leader e dei punti di riferimento per la propria squadra anche di fronte a una situazione per cui non si è preparati è ciò che fa la differenza.
Un bravo leader riesce a gestire in maniera valida ed efficace il proprio team anche in situazioni di difficoltà, come può essere il ritrovarsi a trasformare il proprio salotto in un ufficio da un momento all’altro. Il segreto sta nel mantenere il focus verso il raggiungimento degli obiettivi, il potenziamento e la valorizzazione delle proprie risorse; ma sta anche nel saper creare un piano di azione ad hoc per adattare le prestazioni professionali e personali alla nuova situazione.

Bisogna però ricordare che a distanza di un anno dall’inizio dell’emergenza, queste nuove modalità di lavoro non si possono più definire improvvise e improvvisate. Il remote working sta diventando sempre più una realtà consolidata che incontra il favore di molti. Pertanto un cambio nello stile di management non è più solo una necessità dettata da contingenze straordinarie, ma una vera e proprie esigenza.
In quest’ottica si deve andare verso la ricerca delle best practice da adottare per creare un sistema lavorativo da remoto perfettamente efficiente ed efficace. Il punto cruciale è far sì che l’esperienza lavorativa per il collaboratore in smart working sia ottima o addirittura migliore rispetto alla modalità in presenza. Per raggiungere questo scopo la prima best practice da mettere in pratica è quella del caring, ovvero una gestione manageriale del team che sia orientata alla cura dei collaboratori.

In cosa consiste il caring sul lavoro?

Innanzitutto bisogna mettere da parte atteggiamenti di poca apertura all’ascolto, prese di posizione, l’essere convinti di sapere tutto e avere tutte le risposte e soluzioni. I nuovi capi devono avere un approccio lungimirante, soffermandosi a osservare e ascoltare per cogliere necessità, difficoltà, esigenze e risolvere i problemi ancora prima che nascano.
Oggi che la distanza non è solo una questione di gerarchia ma è soprattutto fisica, l’attenzione ai segnali e la cosiddetta servant leadership (caratterizzata dal mettersi al servizio dei collaboratori e prendersene cura), sono le caratteristiche fondamentali per essere dei leader vincenti e portare un’organizzazione al successo.
Secondo i dati riportati da una ricerca Gallup, nel 75% dei casi il turnover dei lavoratori è causato da un problema di relazione con i propri capi, i quali non si fanno ben volere e generano così nel lavoratore mancanza di soddisfazione e frustrazione.

Il segreto sta nella relazione

Per gestire i collaboratori al di là di uno schermo e non più dall’altra stanza, i manager devono lavorare sul miglioramento dell’aspetto relazionale sul lavoro.
Con il remote working mancano gli spazi fisici dedicati alla relazione, come l’area relax o la mensa, perdendosi così anche quei momenti comunicazione informale e di abbassamento dei livelli di concentrazione che permettono ai lavoratori di prendere una boccata di ossigeno.
È bene quindi prevedere degli spazi e dei momenti durante la giornata, la settimana o il mese dedicati esclusivamente alla relazione con il team e tra il team: questo servirà per stimolare la motivazione sul lavoro, ascoltare eventuali disagi o problemi sia pratici/tecnici che psicologici, così da permettere a tutti di lavorare con serenità e soddisfazione.

I dati della ricerca ISTUD 2021 riportano che la pandemia ha avuto effetti sia positivi che negativi sulla gestione dei collaboratori: è migliorata la capacità di delega e l’attenzione verso il raggiungimento degli obiettivi; mentre è peggiorato l’ascolto, causando una perdita nei feedback informali e negli scambio tra colleghi e capi, indebolendo così le relazioni. L’aspetto relazionale è fondamentale per tenere sempre alto lo spirito di squadra e far sentire tutti importanti e apprezzati allo stesso modo, soprattutto quando si è lontani.
Già Peter Drucker (economista e saggista, tra i teorici e scrittori più noti in materia di management dell’epoca contemporanea), ben prima dell’insorgere del remote working diceva: “I leader più in gamba non pronunciano mai la parola io. Non lo fanno perché si sono esercitati a non dire io, ma perché semplicemente non pensano in termini di io ma di noi, in un’ottica di squadra. È questo che crea la fiducia e che fa in modo che si lavori bene”.

Qualche consiglio pratico

Cosa fare allora per migliorare il proprio stile di management e tenere alto l’umore della propria squadra?
1. Osservare e cogliere tutti i segnali.
2. Motivare, ascoltare e accogliere (problemi, richieste, dubbi).
3. Delegare e responsabilizzare (empowering dei collaboratori).
4. Mantenere il contatto e stimolare la comunicazione interna (caffè o pranzi virtuali, video call di gruppo).

Il cambiamento deve partire dall’atteggiamento e dal modo di fare del manager: il ruolo da assumere non è più quello del manager autoritario e distante ma quello di manager coach che guida con entusiasmo il proprio team di lavoro infondendo un senso di appartenenza e cura.