In quest’epoca di cambiamento, gli spazi di coworking si connotano come strumenti di innovazione che stimolano la collaborazione e creano opportunità di lavoro
Emergenza sanitaria, emergenza climatica, emergenza economica. Mai come nell’ultimo anno stiamo vivendo un’epoca in cui la società e il pianeta hanno bisogno di cambiamento. C’è bisogno di trasformazione, di infrastrutture sociali ed economiche più organizzate e più sostenibili anche in termini di employability.
E in questo contesto è l’innovazione a fare da traino tramite la creazione di nuovi contenuti, prodotti e servizi utilizzando modalità e mindset altrettanto innovativi e nuovi. Non si tratta quindi solo di progresso tecnologico, seppur necessario e fondamentale, ma soprattutto di un senso di innovazione che deve coinvolgere le persone, sia come singoli individui che come professionisti e imprenditori.
Questa evoluzione in parte è già in atto e ha il sapore della relazione, della co-creazione, della condivisione, della collaborazione. Sono sempre più diffusi infatti in Italia e nel mondo gli spazi di condivisione come i coworking: sempre più spesso gli imprenditori che sposano il concetto di smart working, li scelgono come parte integrante dei propri asset, così come è sempre più alto il numero di professionisti che scelgono di adottare questo metodo di lavoro.
Sì, perché il coworking non è solo uno spazio di lavoro, è soprattutto un modo di lavorare e di intendere il lavoro che afferisce alla dimensione umana e sociale delle persone. In un coworking ci si apre agli altri, si creano relazioni e si condividono spazi, ore, storie e idee; si entra a far parte di una community in cui al centro ci sono le persone e le loro esigenze di relazione e collaborazione.
Nuove occasioni di collaborazione
In un contesto collaborativo come questo non possono che moltiplicarsi le opportunità di crescita e di lavoro: nuove occasioni di collaborazione possono nascere durante una pausa caffè, mentre si stampano dei fogli o scambiando due chiacchiere tra compagni di scrivania. Per questo il coworking è molto più di un spazio di lavoro e di servizi in affitto: è il luogo in cui persone con professionalità, talenti ed esigenze lavorative diverse entrano in contatto, si confrontano, creano sinergie e integrano le proprie competenze in un circolo virtuoso che porta allo sviluppo di nuove idee, alla crescita o anche alla nascita di nuovi business. I coworking hanno assunto la connotazione di luoghi di ritrovo e fermento per creativi e innovatori che dialogano, scambiano idee, realizzano progetti collaborativi. Il minimo comun denominatore che accomuna i coworkers è la condivisione di un approccio dinamico e innovativo al mondo del lavoro e della vita lavorativa: un modo di lavorare e interfacciarsi più accessibile, libero e sostenibile psicologicamente oltre che ecologicamente.
I vantaggi pratici del coworking
Ok, abbiamo descritto un ambiente di lavoro favoloso, quasi un posto magico che tutti i lavoratori sognano. Ma non c’è da sognare perché questa non è una favola, anche se di certo c’è un lieto fine. I coworking infatti hanno innumerevoli vantaggi pratici che già tanti lavoratori autonomi, imprenditori e startupper hanno già scovato.
1. Lavorare in un coworking abbatte innegabilmente tempi e costi di gestione di un ufficio: nessun contratto di locazione decennale né deposito da versare. Gli accordi di affitto nei coworking sono perfettamente allineati rispetto alla flessibilità richiesta da chi ha abbracciato uno stile di lavoro in smart working: pertanto affitti giornalieri, settimanali, mensili o annuali con spesso la possibilità di usufruire di qualche giorno di prova gratuita dello spazio.
2. Altro aspetto importante è la facilità con cui si può entrare in contatto con aziende e professionisti di ogni tipo e provenienza senza bisogno nemmeno di spostarsi dalla propria scrivania. Nessun aereo, treno, nave da prendere per incontrare il manager di una grande multinazionale o un talentuoso videomaker che si trovano dall’altra parte del mondo: probabilmente il tuo vicino di scrivania è un loro dipendente, un collaboratore o amico che può aiutarti a organizzare un meeting online, con sommo gaudio anche del nostro pianeta!
3. Come dicevamo il coworking è un luogo in cui la dimensione umana e sociale è molto presente e importante. La parola chiave qui è condivisione, non solo di spazi, ma di momenti e tappe professionali, di passioni e sogni; per questo accanto alla parola coworking nominiamo spesso anche community, perché queste sono due dimensioni che cantano all’unisono sulle note della collaborazione. Le community collaborative sono dei veri e propri team, delle squadre di lavoro eterogenee, internazionali e potentissime nate grazie alla networking. E le aziende conoscono bene i vantaggi del networking e di team di persone focalizzate, competenti e produttive. Pertanto è ormai frequente vedere aziende che scelgono di rimodellare il proprio assetto lavorativo in favore di ambienti di lavoro condivisi utilizzabili a discrezione del personale a seconda delle singole esigenze seguendo una metodologia basata su flessibilità e produttività.
4. Ci sono poi due aspetti ancora più pragmatici che influiscono su questa scelta da parte delle imprese: da un lato lavorare in contesti ispirazionali, creativi e stimolanti in cui non esiste la competizione o l’isolamento dai colleghi né la solitudine che si prova lavorando da casa, genera persone più felici e quindi professionisti più produttivi e coinvolti; dall’altro usufruire di un coworking significa anche usufruire di alcuni servizi, anche tecnologici, compresi nel prezzo di affitto che vanno a ridurre notevolmente alcuni costi fissi per l’azienda.
Adottare un modello di lavoro incentrato sulla flessibilità e sulla collaborazione nonché sulle persone, crea un nuovo modo di fare business, innovativo e smart.
È chiaro quindi che questo è un sistema che va a favore non solo dell’imprenditorialità, ma anche dell’economia locale, nazionale e internazionale. Attorno ai coworking gravitano così tanti professionisti e personalità diverse che il giro di affari che si crea va a beneficio sia delle persone che delle città in cui si trovano.
Ecco allora che è presto che spiegato l’andamento in continua crescita di questo settore: nel 2019 in Italia i coworking presenti sul territorio erano 660, uno ogni 90mila abitanti; oggi invece se ne contano 779, ovvero 1 coworking ogni 76.000 abitanti e di questi circa 40 hanno iniziato l’attività nel 2020.
Con la pandemia e con l’emergere della necessità di un sistema lavorativo più flessibile, secondo un rapporto del CBRE è previsto un aumento di oltre il 38% di interesse da parte delle aziende verso gli spazi di lavoro condivisi.
In America alcuni dati indicano che entro il 2027 il lavoro autonomo aumenterà di oltre il 50%, generando conseguentemente un aumento anche delle richieste di spazi di coworking in cui lavorare soprattutto da parte di chi opera nel settore tecnologico.
D’altra parte startup come Uber e Instagram sono nate proprio da un contesto di coworking, come non farsi ispirare da storie di successo come queste!
Altre storie di successo, esperienze professionali, consigli e opportunità di collaborazione le puoi trovare nel nostro network di professionisti su Facebook: se ti va iscriviti al nostro gruppo BeetCommunity | Professionisti connessi per condividere il tuo lavoro, trovare nuove idee o realizzare il tuo progetto.
About The Author: Giulia Palmeri
Ciao, sono Giulia, un’instancabile sportiva sempre davanti ai fornelli. Uh?
Sì, la mia giornata è fatta di tanto sport e cucina (preferibilmente con ingredienti bio e a km 0, ma questa è un’altra storia).
Ma poi, tra una nuotata, una lasagna al pesto di pistacchio e una sessione di Yoga, mi diletto anche a fare la markettara. Già, perché a me no che non mi riscopra Federica Pellegrini o Cristina Bowerman, con lo sport e la cucina amatoriale non ci si pagano le bollette.
Nel mio tempo libero infatti ho anche studiato e nel giro di qualche anno sono diventata una Digital Marketing Specialist. In sostanza pianifico strategie, scrivo contenuti e gestisco budget per attività di marketing online, con la stessa attenzione maniacale ai dettagli che ha un sarto quando cuce un vestito.
Non amo prendermi troppo sul serio, però in quello che faccio cerco di dare il meglio di me, tenendomi aggiornata per imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Sono socievole, solare e amo il lavoro di squadra, ma se becco qualcuno a sbagliare una regola di grammatica non possiamo essere amici.
Come definirmi allora? Be’, con una reinterpretazione personale delle famose 4 P (il buon Porter mi scuserà): preparata, puntigliosa, pragmatica e palermitana.
More posts by Giulia Palmeri