Capire cos’è l’educazione digitale è fondamentale per fare un uso corretto, consapevole ed efficace degli strumenti digitali. Vediamo in cosa consiste e a chi è rivolta
Non è una novità che quella che stiamo vivendo è l’era della quarta rivoluzione industriale: Industria 4.0, Digital Transformation, AI, Cloud Computing, Bid Data, Internet of Things, sono queste le parole che stanno segnando un’epoca di profondo cambiamento culturale, in cui si vive immersi in un mondo ormai digitale e interconnesso.
Ma la mera conoscenza tecnologica, per quanto fondamentale e imprescindibile, qui non basta: ciò che serve a tutti è il sapere critico, la capacità non solo di utilizzare i diversi mezzi ma soprattutto di saperne cogliere vantaggi e svantaggi, rischi e benefici per farne un uso consapevole. Ed è questo il motivo per cui oggi si parla di educazione digitale, o ancor meglio, di educazione civica digitale e di competenze digitali: un processo di apprendimento e formazione che deve partire fin dalla scuola e che ha come scopo quello di trasmettere un certo livello di consapevolezza e praticità nell’utilizzo degli strumenti digitali.
Il progresso tecnologico è entrato a far parte della quotidianità di tutti: non esiste un ambito della vita in cui il digitale non sia entrato a gamba tesa, influenzando e cambiando usi e costumi sia delle singole persone, sia delle imprese, sia delle istituzioni.
Viviamo in un contesto in continua evoluzione, in cui nuovi strumenti digitali trasformano continuamente lo status quo e ci sfidano a imparare e adattarci alle novità.
L’obsolescenza dei mezzi e dei saperi non è mai stata così rapida ed è per questo che è diventato fondamentale per tutti sviluppare una certa capacità e volontà di aggiornamento. Questo vale soprattutto per chi – e qui è importante sottolineare il riferimento tanto ai singoli quanto alle entità private e pubbliche – è più abituato a operare in un contesto piuttosto immobile in cui il rinnovamento è sempre avvenuto in maniera graduale e lenta.
E come se fossimo tutti degli atleti e vivessimo in una grande palestra in cui l’unica cosa da fare è giocare pulito, allenandosi continuamente per migliorare e non rischiare di inciampare di fronte alle insidie del progresso. Per questo serve un’adeguata educazione digitale, perché per utilizzare la tecnologia digitale non bisogna solo avere competenze pratiche, ma anche possedere un certo pensiero critico per saper distinguere tra un modo giusto e uno sbagliato, corretto e scorretto di utilizzarla.
Una breve panoramica
Secondo l’UE: “Il (cittadino) competente digitale utilizza le Tecnologie della Società dell’Informazione con dimestichezza e spirito critico in ogni ambito della vita. È in possesso delle abilità di base nelle Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione”, (Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 Dicembre 2006).
Il presupposto qui è che il mondo digital ha delle implicazioni che, come dicevamo, coinvolgono moltissimi ambiti: scuola, lavoro, famiglia, salute, servizi pubblici, tempo libero. Stiamo parlando quindi di un tipo di rivoluzione che ha dei risvolti non solo sociali ma anche etici e che pertanto per essere affrontata e gestita ha bisogno di senso di responsabilità e spirito critico. L’educazione digitale allora si pone come percorso formativo necessario affinché ciascuno abbia a disposizione gli strumenti tanto tecnici quanto culturali per cogliere le opportunità di questa rivoluzione e sapersi allo stesso tempo proteggere da eventuali pericoli.
Per fare un esempio e dare maggiore concretezza al concetto che stiamo esprimendo può essere utile citare il famoso proverbio “non è tutto oro quel che luccica”. Infatti, ormai lo sappiamo bene, non è tutto vero quello che si può trovare, leggere e guardare online.
Avere i giusti strumenti e quindi possedere un’adeguata educazione significa proprio poter applicare il proprio spirito critico per valutare l’attendibilità delle informazioni e fonti informative e chiamare in causa il proprio senso di responsabilità circa la circolazione e perpetuazione di certe notizie e comportamenti.
Non a caso insieme a educazione digitale si parla anche di cittadinanza digitale perché nessun individuo può chiamarsi fuori rispetto alla responsabilità civile di fare un uso consapevole dei mezzi di comunicazione online.
Online infatti hanno trovato la loro massima espressione alcuni fenomeni a dir poco odiosi come il cyberbullismo, l’adescamento minorile, il revenge porn e sextortion, il body shaming, il furto di identità, l’incitamento all’odio o al suicidio (ricordiamo il caso Blue Whale).
È evidente quindi che per potersi difendere e difendere il prossimo da questi e altri fenomeni e, allo stesso tempo, per poter sfruttare tutte le straordinarie potenzialità del digitale è necessario conoscere, formarsi e acquisire le necessarie competenze.
Un’educazione che riguarda tutti
La dinamicità e la velocità di cambiamento che caratterizza le tecnologie digitali richiede una certa elasticità mentale e voglia di scoprire e sperimentare per riuscire ogni volta a rispondere alle novità. Per questo l’acquisizione delle competenze digitali e il processo educativo ad esso connesso è un percorso di aggiornamento costante che richiede impegno e metodicità.
Già le istituzioni scolastiche hanno iniziato a lavorare per costruire un sistema formativo che rispecchi le esigenze dettate dal contesto digitale attraverso nuovi metodi di insegnamento e apprendimento: lo scopo è attrarre i nuovi studenti nativi digitali cresciuti a pane e tecnologia, fornendo loro nel modo adeguato un tipo di formazione che li aiuti a fronteggiare al meglio questa nuova società, a crescere e riuscire a emergere un domani anche a livello professionale.
Ma d’altra parte l’educazione digitale e l’acquisizione delle competenze riguarda anche chi ormai è fuori da tempo dal contesto scolastico: chi lavora, qualunque professionista e/o imprenditore, ha bisogno non solo di conoscere queste nuove dinamiche che influenzano tanto la società quanto i mercati, ma anche di saperle governare, affrontare e servirsene. E allora, data l’intrinseca natura rivoluzionaria del mondo digitale, tenersi aggiornati e continuare a imparare diventa quantomeno necessario, per non dire obbligatorio.
About The Author: Giulia Palmeri
Ciao, sono Giulia, un’instancabile sportiva sempre davanti ai fornelli. Uh?
Sì, la mia giornata è fatta di tanto sport e cucina (preferibilmente con ingredienti bio e a km 0, ma questa è un’altra storia).
Ma poi, tra una nuotata, una lasagna al pesto di pistacchio e una sessione di Yoga, mi diletto anche a fare la markettara. Già, perché a me no che non mi riscopra Federica Pellegrini o Cristina Bowerman, con lo sport e la cucina amatoriale non ci si pagano le bollette.
Nel mio tempo libero infatti ho anche studiato e nel giro di qualche anno sono diventata una Digital Marketing Specialist. In sostanza pianifico strategie, scrivo contenuti e gestisco budget per attività di marketing online, con la stessa attenzione maniacale ai dettagli che ha un sarto quando cuce un vestito.
Non amo prendermi troppo sul serio, però in quello che faccio cerco di dare il meglio di me, tenendomi aggiornata per imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Sono socievole, solare e amo il lavoro di squadra, ma se becco qualcuno a sbagliare una regola di grammatica non possiamo essere amici.
Come definirmi allora? Be’, con una reinterpretazione personale delle famose 4 P (il buon Porter mi scuserà): preparata, puntigliosa, pragmatica e palermitana.
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