Facilitare il lavoro flessibile è diventato necessario per tutte le aziende a livello globale. Ecco che i coworking diventando la soluzione perfetta per chi ha bisogno di spazi di smart working per lavorare in tranquillità
In epoca di pandemia, lavorare e far lavorare in smart working non è stata una scelta, quanto piuttosto una necessità dettata dall’urgenza. Lavorare in remoto, anzi in questo caso letteralmente da casa, è stata l’unica soluzione possibile per far fronte all’emergenza, con non pochi svantaggi per tutti coloro che condividono lo spazio abitativo (riadattato a lavorativo) con figli, mariti, mogli, genitori, fratelli e sorelle, coinquilini, ecc. Gli spazi sono diventati troppo piccoli e non ben attrezzati, le responsabilità lavorative si sono sovrapposte a quelle familiari e ci si è sentiti isolati dai propri colleghi e frustrati.
Ritrovarsi a lavorare in un luogo non predisposto e pensato per questo infatti può risultare scomodo e disagevole, causando un’inevitabile ripercussione negativa sulla propria produttività.
D’altra parte però, attraverso lo smart working “forzato” molti lavoratori dipendenti hanno avuto l’occasione di assaggiare i pregi del lavoro flessibile: niente sveglie all’alba, niente code estenuanti imbottigliati nel traffico, niente costi di spostamento, più tempo a disposizione, e soprattutto l’inestimabile valore dell’autonomia.
Secondo una ricerca condotta dall’Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale), il 68% dei lavoratori intervistati ha dichiarato che intende continuare a usufruire dello smart working anche dopo che l’emergenza sarà rientrata. Infatti per il 64% del campione lavorare in smart working ha generato una maggiore soddisfazione e un miglioramento del work-life balance.
È facile intuire quindi come si vada sempre più incontro all’emergere di un’esigenza che non può più essere ignorata: la possibilità di lavorare in spazi adibiti allo smart working, come per esempio i coworking.
Chi lavora in smart working infatti ha bisogno di un luogo tranquillo, silenzioso e soprattutto dotato di tutto il necessario per rimanere a lavorare fin quando si vuole in totale serenità. Finora gli spazi di coworking sono stati adottati prevalentemente da lavoratori autonomi, imprenditori e startupper, con qualche rara eccezione all’estero, di lavoratori dipendenti che già usufruiscono della possibilità di lavorare in remoto.
Infatti, sebbene negli ultimi anni il lavoro agile sia stato uno dei temi più discussi in campo aziendale e anche legislativo, prima di marzo 2020 erano veramente poche le aziende che prevedevano nel rapporto di lavoro la possibilità di fare smart working.
Tuttavia, il mercato e la storia stanno mettendo le aziende di fronte al fatto che favorire il lavoro flessibile è un modo per incentivare l’efficienza e la produttività dei propri collaboratori.
Lo smart working è una modalità di lavoro flessibile che nasce per adattarsi alle esigenze del dipendente. In questo modo il lavoratore è libero di: gestire gli orari di inizio e fine giornata in base ai propri impegni e hobby; scegliere il luogo in cui lavorare che preferisce; decidere autonomamente come suddividere le attività da svolgere durante la giornata, la settimana, il mese.
Adottare lo stile di lavoro flessibile, cucito su misura in base alle proprie necessità, permette a ogni professionista di affrontare il proprio lavoro con una migliore predisposizione e con una maggiore voglia di fare. Questo perché attraverso il lavoro agile non si avverte più lo stress dovuto a uno stile di vita lavorativa imposto e non scelto, e pertanto sacrificato. In questo modo i tutti i lavoratori, dai liberi professionisti ai dipendenti, possono sviluppare e migliorare la propria efficienza e anche la propria resilienza.
È chiaro quindi che per le aziende diventa necessario, in quanto conveniente dal punto di vista della produttività, prevedere e facilitare questa modalità di lavoro; ciò significa che dovranno impegnarsi a trovare le soluzioni e sostenere i costi necessari affinché i propri dipendenti e collaboratori possano lavorare nella migliore condizione possibile.
Ormai è sempre più facile per le imprese trovare degli accordi economicamente vantaggiosi con le strutture che affittano spazi lavorativi come i coworking vista la grande offerta e varietà che c’è sul mercato. In questo modo ogni dipendente avrà la possibilità di lavorare in ambienti adatti e confortevoli, avendo tutto lo spazio, le attrezzature e le tecnologie necessarie per lavorare al massimo delle proprie possibilità. Per non parlare della grande opportunità che si ha all’interno dei coworking di fare networking: conoscere nuovi professionisti e nuove realtà, scambiare pareri e consigli, affrontando la giornata lavorativa in maniera ancora più stimolante.
Cogli l’opportunità di provare uno stile lavorativo flessibile all’interno del nostro coworking a Palermo. Proponi la BeetCommunity alla tua azienda, insieme troveremo la soluzione migliore per permetterti di lavorare in maniera agile, economica e produttiva.
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About The Author: Giulia Palmeri
Ciao, sono Giulia, un’instancabile sportiva sempre davanti ai fornelli. Uh?
Sì, la mia giornata è fatta di tanto sport e cucina (preferibilmente con ingredienti bio e a km 0, ma questa è un’altra storia).
Ma poi, tra una nuotata, una lasagna al pesto di pistacchio e una sessione di Yoga, mi diletto anche a fare la markettara. Già, perché a me no che non mi riscopra Federica Pellegrini o Cristina Bowerman, con lo sport e la cucina amatoriale non ci si pagano le bollette.
Nel mio tempo libero infatti ho anche studiato e nel giro di qualche anno sono diventata una Digital Marketing Specialist. In sostanza pianifico strategie, scrivo contenuti e gestisco budget per attività di marketing online, con la stessa attenzione maniacale ai dettagli che ha un sarto quando cuce un vestito.
Non amo prendermi troppo sul serio, però in quello che faccio cerco di dare il meglio di me, tenendomi aggiornata per imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Sono socievole, solare e amo il lavoro di squadra, ma se becco qualcuno a sbagliare una regola di grammatica non possiamo essere amici.
Come definirmi allora? Be’, con una reinterpretazione personale delle famose 4 P (il buon Porter mi scuserà): preparata, puntigliosa, pragmatica e palermitana.
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